È antichissima l’usanza di costruire monumenti per celebrare personaggi o eventi di singolare importanza, meritevoli di essere affidati alla memoria di una città o di un popolo intero. Ricordare, poi, significa anche ammonire e insegnare: il monumento, cioè, serve a lasciare ai posteri non solo il ricordo del personaggio o dell’evento, ma anche l’insegnamento, che si deve trarre dal suo operato o dai suoi effetti.
È risaputo che Manfredonia avesse un debito di riconoscenza nei confronti del suo fondatore, Manfredi di Svevia, e che nel lungo corso degli anni molti cittadini abbiano chiesto un monumento per il fondatore della città e diverse amministrazioni comunali si siano pubblicamente impegnate per realizzarlo. Altrettanto noto è che, nonostante il sentimento diffuso e la buona volontà di alcuni, non se n’è fatto nulla. Finalmente, dopo un lungo e tormentato iter burocratico, il progetto più aderente al luogo scelto fu quello proposto dal prof. Salvatore Lovaglio, insieme con gli arch. Daniela Lovaglio e Mariangela Maggiore.
«Trovato il finanziamento e sistemati tutti gli atti relativi, comincia il rapporto quasi quotidiano con il professor Lovaglio, con l’artista Salvatore Lovaglio, una persona squisita, appassionata, con tutte le caratteristiche, anche fisiche, dell’artista, che, comunque non vive di sola fantasia. I rapporti con lui sono stati memorabili proprio per la passione che ha messo, per i giorni e le notti che ha trascorso nel suo laboratorio (un capannone immenso, freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate) nella frazione di S. Giusto in quel di Lucera. L’ardore e il tormento, la fatica e l’apprensione sono rimasti scolpiti sul suo volto sia nel periodo della preparazione, sia nei duri giorni nei quali la ditta Mapelli è intervenuta per i calchi e successivamente, con il trasferimento degli stessi a Cesate, vicino a Milano, per la fusione, sono stati ripagati soltanto quando ha visto troneggiare in Piazza Silvio Ferri il cavallo e il cavaliere il 24 maggio 2015, giorno dell’inaugurazione. Non è difficile, ancora oggi, di prima mattina, vederlo venir a far visita, a guardarlo con occhi lucidi, a toccarlo, al suo Manfredi, come ad un figlio amatissimo: è proprio vero che l’artista ama il frutto della sua arte come sua creatura dolcissima. E il caro Salvatore ha dedicato tutto se stesso al nostro Manfredi.»
(Prof. Matteo Palumbo, ex vicesindaco di Manfredonia)
2016
Piazzale Silvio Ferri, Manfredonia (FG)
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